Le liste di proscrizione, il potere della Nato e l’esigenza primaria di rilanciare la parola d’ordine “Fuori l’Italia dalla Nato!”

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Fa riflettere come nel nostro Paese la pubblicazione di una lista di proscrizione con tanto di foto segnaletiche, sul più importante quotidiano nazionale, per mettere all’indice coloro che si permettono di avanzare critiche all’operato del governo e alla versione occidentale del conflitto in corso, abbia sì sollevato reazioni e critiche abbastanza numerose, ma non abbia mai toccato una questione fondamentale.

Da una parte si accusa la Russia, senza alcuna prova, di aver organizzato una presunta “rete” volta a “diffondere la propaganda russa” e che mira unicamente a criminalizzare legittime posizioni politiche, per altro garantite dalla Costituzione repubblicana. Una sorta di art. 270, un reato di opinione con il quale, durante il fascismo, vennero imprigionati e carcerati migliaia di antifascisti, comunisti, socialisti, anarchici, fra cui Antonio Gramsci e Sandro Pertini e che non venne mai più utilizzato nella storia della Repubblica se non in un solo caso nel 2001.

Dall’altra, ci si dimentica, o si finge di dimenticare, ciò che la NATO e gli Stati Uniti d’America hanno fatto e fanno sistematicamente nel nostro Paese da oltre settant’anni a questa parte.

Si finge di dimenticare che la NATO non è solo uno strumento militare volto a intervenire in angoli più o meno lontani nel mondo per difendere gli interessi dell’Occidente. Ma è un’organizzazione che, fin dalla sua nascita, ha promosso in modi occulti l’ingerenza sistematica degli Stati Uniti nel cuore dei Paesi che fanno parte dello stesso Patto Atlantico per mantenere il controllo su di essi.

Nel corso degli ultimi settant’anni montagne di dollari sono affluite nel nostro Paese per cambiarne gli esiti elettorali, per manipolarne e modificarne in ogni modo possibile la vita politica.

Obiettivo principale fu certamente il Partito Comunista Italiano, ma non vennero risparmiati nemmeno altri come il PSI o la CGIL.

Per il governo degli Stati Uniti l’ingerenza negli affari interni degli altri Paesi, compreso il nostro, è una pratica sistematica.

Come ci ricordava Alessandro Vaia, “Non erano i ‘piani K’ inventati di sana pianta e di cui erano accusati i comunisti, ciò che faceva paura ai dirigenti democristiani e ai loro docili compari. Ciò che essi temevano era l’attuazione delle riforme previste dalla Costituzione, erano le misure per intaccare il potere dei monopoli e contro gli speculatori, era il movimento per la riforma agraria, per l’assegnazione delle terre incolte e delle grandi proprietà terriere ai contadini, erano i consigli di gestione e soprattutto la lotta per il controllo operaio nelle fabbriche”.

Nel 1948, l’addetto militare dell’ambasciata Usa, J. Willems, in una nota intitolata “Importanza di riconoscere le forze rivoluzionarie anticomuniste”, così spiegava il rilievo strategico e politico dell’Italia e come la sua sicurezza interna fosse elemento essenziale “nella lotta contro il Comintern”: “L’Italia è la porta che si apre verso il Centro e l’Est dell’Europa” perché può consentire “il controllo militare dei Balcani, dell’Adriatico e dello Ionio e anche della Grecia”.

Non possiamo dimenticare che gli angloamericani sbarcarono in Sicilia nel 1943 con l’appoggio della mafia.

Non possiamo dimenticare che il 21 febbraio 1952 venne approvato dal Psychological Strategy Board (Pbs), la struttura deputata da Washington alla guerra psicologica, il famoso Piano Demagnetize con il quale il governo americano, d’intesa con quello italiano, decise di porre un definitivo argine ad ogni attività comunista nel nostro Paese. Come rivelò lo storico De Lutiis, “l’obiettivo ultimo del piano è quello di ridurre le forze dei partiti comunisti, le loro risorse materiali, la loro influenza nei governi italiano e francese e in particolare nei sindacati, in modo da ridurre al massimo il pericolo che il comunismo potesse trapiantarsi in Italia e in Francia, danneggiando gli interessi degli Stati uniti nei due Paesi… La limitazione del potere dei comunisti in Italia è un obiettivo prioritario: esso deve essere raggiunto con qualsiasi mezzo… del piano ‘Demagnetize’ i governi italiano e francese non devono essere a conoscenza, essendo evidente che questo può interferire con la loro rispettiva sovranità nazionale”.

Non possiamo dimenticare che tra il 1956 e il 1971 venne attivato dall’Fbi un programma di infiltrazione rivolto all’interno degli stessi Stati Uniti noto come Cointelpro che si prefiggeva, attraverso l’uso di tutti i mezzi a disposizione dello Stato, aperti e clandestini, legali e illegali, la neutralizzazione dei movimenti dei diritti civili e delle organizzazioni di sinistra e afroamericane fra cui il Communist Party of Usa, il Black Panther Party, il Socialist Workers Party e l’American Indian Movement. Venuto alla luce casualmente nel 1971, così Cointelpro venne giudicato da una commissione d’inchiesta del senato americano nel 1976: “Molte delle tecniche usate sarebbero intollerabili in una società libera anche se tutti gli obiettivi fossero stati coinvolti in attività violente ma Cointelpro è andato molto al di là di questo”.

Non possiamo dimenticare che, a partire dall’estate del 1967, la Cia promosse il piano Chaos per contrastare il movimento non violento e pacifista americano che si batteva per i diritti civili e contro la guerra del Vietnam. Decise quindi di estenderlo su scala internazionale, in particolare in Europa. L’operazione consisteva anche nell’infiltrazione, a scopo di provocazione, nei gruppi di estrema sinistra extraparlamentare (anarchici, trotzkisti, marxisti-leninisti, operaisti, maoisti, castristi) in Italia, Francia, Germania Occidentale. L’infiltrazione in ambienti rivoluzionari tendeva allo scopo di egemonizzarli e strumentalizzarli. Il programma addizionale Progetto 2 era basato su agenti impiegati in operazioni di intelligence all’estero. Gli agenti venivano prima infiltrati nei gruppi della sinistra radicale dei campus americani, in modo da maturare un adeguato retroterra politico/culturale di cultura alternativa e un profilo radicale idoneo alla successiva infiltrazione nei gruppi stranieri.

Noi non dimentichiamo che l’esplosivo usato in vari attentati terroristici nel nostro Paese proveniva da depositi NATO.

E non possiamo nemmeno dimenticare come in Italia vi siano state in passato operazioni come quella dei “manifesti cinesi”.

Noi non dimentichiamo.

Non dimentichiamo il ruolo che gli Stati Uniti d’America e la NATO svolgono e hanno svolto in Ucraina. Non dimentichiamo il ruolo che hanno svolto e che svolgono tuttora nel nostro Paese.

Circola una battuta secondo la quale negli Stati Uniti non si verificherebbero colpi di Stato perché non ci sono ambasciate statunitensi. In Italia oggi esistono almeno 140 basi NATO e USA con decine di bombe nucleari! Questa è la misura del nostro attuale livello di indipendenza!

Per questo motivo l’Italia non potrà mai essere un Paese indipendente; per questo motivo la sovranità non potrà mai essere nelle mani del popolo; per questo motivo non ci potrà mai essere alcuna autentica politica di pace del nostro Paese, fino a quando esso farà parte della NATO.

Per questo il prossimo 18 giugno sfileremo per le vie di Milano al grido di:

Fuori l’Italia dalla NATO! Fuori la NATO dall’Italia!

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