I lettori hanno già conosciuto Sara Reginella come regista del documentario “Start up a war. Psicologia di un conflitto”, vincitore di numerosi festival del cinema indipendente, presentato in molte sale, nelle università e nelle nostre interviste nella sezione Arte e Cultura, ed anche sul blog “Mondo e psicologia” de l’AntiDiplomatico.

È un esordio importante con la casa editrice romana indipendente Exorma Edizioni, che seleziona spaziando tra la letteratura, storie di viaggi, divulgazione temi sociali, arte e scienza. Il libro di Sara si colloca nella collana “Scritti Traversi” nella narrativa di viaggio, dove si rivela una “story teller”, come modernamente vengono chiamate le giovani fotoreporter in cerca di giustizia e verità, cimentandosi in un racconto, più che in un reportage. Così la realtà diventa racconto di tappe di viaggio, dense d’incontri che cambiano la vita, anche a chi legge, tanto è il coinvolgimento.

Il reportage di guerra nelle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk era già nel film “Start up a war”, mancava un racconto delle storie di quelle persone, che diventano Storia come ci ha insegnato Elsa Morante: sono ucraini che hanno scelto l’antifascismo e la resistenza dopo il golpe a Kiev nel 2014, che ha spezzato in due l’Ucraina e anche stranieri, accorsi in aiuto come la Storia ci ha raccontato in passato dei volontari delle brigate internazionali nelle guerre di liberazione dai tanti fascismi. 

I racconti sono uno più coinvolgente dell’altro, perché nati dall’ascolto empatico e il libro rapisce, non solo per le storie di quelle donne e di quegli uomini resistenti, ma anche per “come” sono raccontati. 

Infatti, l’autrice ha scelto una forma linguistica agile e fluida, dove le emozioni trovano parole e similitudini per dirsi, creando uno stile personale: una scrittura visiva, come una pennellata impressionista. Sara, nel dramma di questa guerra invisibile che dura da sette anni a bassa intensità nell’indifferenza dell’occidente, coglie la dignità del popolo che “si leva in armi” e sceglie la Resistenza, perseverando con il coraggio della memoria della Grande Guerra Patriottica, come veniva e viene ancora chiamata la seconda guerra mondiale; il ricordo degli eroi è ancora vivo e forte, ma lontano dalle celebrazioni formali, vissuto come una rinnovata promessa di antifascismo militante.  

Sono giovani che coltivano la Memoria assumendosene l’eredità e il 9 maggio continuano a portare, casa per casa, il loro riconoscimento agli eroi che hanno salvato la Patria, l’URSS. 

Quegli uomini e quelle donne non solo salvarono la Patria, ma anche l’Europa intera e senza alcun riconoscimento né allora, né oggi dagli ingrati e bugiardi governi liberaldemocratici d’Europa. Nel Donbass morirono tanti italiani, spediti al macello con vestiti leggeri; oggi gli italiani lì sono famosi e apprezzati per il cinema e la musica.  

La scrittura fotografica di Sara ci accompagna nel suo viaggio in solitaria, perché lei, intrepida e leggera, fa tutto da sola con suo russo da sopravvivenza, con i contatti trovati sui social, riprende, fotografa e intervista. Nel narrare fluido si riconoscono buone letture, anche le nozioni e le informazioni apprese sui banchi di scuola, che si sono tradotte in cultura per leggere e raccontare il mondo. Una scrittura che ricerca un lessico dove tradizione, nuove forme creative e tecnologiche per la ricerca della verità diventano stile personale.

Infatti quello che muove la giovane autrice è la voglia di scoprire, capire, andare oltre l’asservita informazione dei media italiani e occidentali, che ci hanno raccontato il golpe di Kiev come una rivoluzione democratica, occultando, mistificando la presenza di neonazisti del partito Svoboda (che vuol dire “libertà”, mentre è un’organizzazione neonazista), la complicità di parte del clero ortodosso e accogliendo come sempre, l’ingerenza degli USA con la presenza del senatore americano McCain in piazza Maidan, come quella di Hunter Biden, “figlio di….”, nella Burisma Holdings, una delle compagnie per l’estrazione del gas; tutti insieme, approfittando del malcontento popolare, hanno costruito un nemico capro espiatorio a tavolino: la Russia, il popolo russo e Putin, alimentando la russofobia. Gli USA sono sempre ovunque per depredare, spacciando imperialismo per democrazia, con montagne di menzogne, cancellando diritti, governi eletti democraticamente, distruggendo territori con guerre interminabili. 

Per indagare su questi interventi mistificatori e smentire la faziosa informazione, Sara, come nel documentario, sceglie il punto di vista psicologico: come si crea e si alimenta la violenza nelle nuove generazioni, ingabbiandole in spirali di odio: “Vite fragili ed esposte, incatenate a un’ideologia di esaltazione e morte”, scrive l’autrice, raccontandoci attraverso testimonianze, come la manipolazione delle coscienze avvenisse sempre di notte in piazza Maidan a Kiev, con studiati espedienti, sdoganando il nazismo, creando una “deformità del male”, così lo definisce Sara.

Oggi, nel Donbass ribelle e antifascista, i cittadini senza più reddito da parte dello stato Ucraino e alcuni privati della cittadinanza, ricevono sostegno dalla Federazione Russa che paga stipendi e pensioni e ha offerto cittadinanza agli apolidi. 

È difficile scegliere un racconto-storia, sono tutti preziosi e indimenticabili, grazie all’intuito empatico dell’autrice che entra in punta di piedi dentro le case, la vita, i sentimenti delle persone sotto i bombardamenti, così Iana, Bosis, Tanya, Milagros entrano anche nelle nostre vite e ci danno coraggio, coraggio “a noi pigri rivoluzionari”: ognuno meriterebbe un film, ma volutamente non voglio anticiparli, vanno letti. Mi soffermo però sui combattenti su “chi si è levato in armi”, coloro che sono arrivati anche da lontano, senza sapere nulla di strategie militari, senza aver mai preso in mano un’arma, persone che hanno scelto di rinunciare di mostrare la propria identità per la sicurezza. Mi hanno ricordato i nostri nonni, i nostri padri levati in armi contro il nazifascismo durante la nostra Resistenza.

L’autrice con sincerità d’animo, senza desiderio di scoop, entra nell’intimo dei combattenti della brigata PrizraK, chiede diretta del sacrificio che affrontano ogni giorno per l’ideale, se hanno nostalgia della loro vita protetta e realizzata di prima, ma da eroe resistente il Capitano Nemo risponde: “il segreto per resistere qui è la rinuncia: occorre saper rinunciare alla vita precedente, perché qui viviamo in una condizione estrema. È impossibile scimmiottare la vita precedente… Qui devi essere pronto a mettere tutto a repentaglio, dalla vita ai rapporti, e solo se guardi all’immediato, a quello che è il tuo dovere quotidiano, puoi andare avanti. Altrimenti se fai progetti per il dopo, su come potrebbe essere la tua vita al ritorno a casa, ti perdi in una specie di nostalgia per il futuro…”. Quest’ossimoro “la nostalgia per il futuro”, ci fa capire quanto appartengano alla guerra e Sara dice che non ci si separa più da queste persone, a cui non puoi chiedere né del passato, né del futuro: il valore del loro sacrificio entra anche tua nella vita.

Nei racconti, spunta qua e là anche la tenerezza per i bambini, costretti a vivere nei sotterranei che disegnano e anche gli animali, gli esseri più innocenti che si amano incondizionatamente, le vittime più indifese; una frase, senza ruffiane smancerie ci dice tutto: “la guerra è negli occhi dei cani senza padroni”.

In questo libro scritto di notte durante il lockdown c’è tutto l’amore e la passione per l’Est Europa con i suoi popoli che costruirono, pur mantenendo le loro identità, le Repubbliche Socialiste Sovietiche; oggi nella regione del Donbass c’è ancora desiderio e realizzazione di quella società che aveva creato uguaglianza concreta e ricchezza culturale; un mondo che noi non conosciamo, perché i media occidentali hanno creato un falso immaginario collettivo che ha mistificato il concetto di libertà, limitandolo alla “libertà di consumo” e solo alle libertà individuali, con la finalità di cancellare quell’esperienza rivoluzionaria che ha dato dignità alle persone e costruito un grande progresso economico e sociale. 

Sara Reginella rappresenta quei giovani che sono in cerca di verità, che vogliono conoscere e agire nel mondo, mettendo al servizio di tutti il loro vigore, le conoscenze e le nuove abilità tecnologiche; giovani che non accettano passivamente questo mondo globalizzato dal profitto dei consumi indotti. Spirito di ricerca e rispetto della Memoria, slancio per la giustizia e la libertà sono i motori per costruire la propria identità e quella collettiva. 

Questo libro d’informazione, raccontato con passione e anche leggerezza, dove le Storie personali si fanno Storia è da collocare in quel “granaio-biblioteca” di cui ci parlava Marguerite Yourcenar, pensando i libri come provviste per l’inverno della vita.

                                         Scheda libro

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Novità – In libreria dal 17 giugno

Sara Reginella

DONBASS, LA GUERRA FANTASMA nel cuore d’Europa

Collana “Scritti Traversi”

Pagine: 312// Prezzo copertina: Euro 16,5

Il reportage narrativo di Sara Reginella, psicoterapeuta e regista, ci catapulta nella regione del Donbass, sul confine russo-ucraino. Lì, nelle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk, è in atto una guerra che la scarsa attenzione dei media occidentali ha reso quasi invisibile, una guerra “fantasma”: un conflitto in corso dal 2014 che ha provocato migliaia di vittime e che ha visto l’Ucraina spezzarsi in due, da quando le popolazioni del Donbass si sono opposte al cambio di governo avvenuto a Kiev, da una parte ritenuto un golpe, dall’altra una rivoluzione democratica. Ad anni dallo scoppio del conflitto, i combattenti delle autoproclamate Repubbliche popolari del Donbass continuano a scontrarsi con l’esercito di Kiev.

Sara Reginella ha un forte legame con il mondo e la cultura russi, ha viaggiato a lungo in quelle terre. Attraverso i social e i post di un amico russo, Mark, vede foto di bombardamenti e palazzi distrutti. Così decide di partire per capire cosa sta succedendo davvero nel Donbass. Non si fida di quel poco che i media trasmettono.

In questo reportage racconta la dimensione umana di una guerra combattuta da persone comuni, miliziani atipici: Tanya, in colbacco e mimetica, è un’adolescente arruolata tra le truppe cosacche; Milagros è una giovane madre di origine argentina che da Mosca è giunta volontaria a Lugansk; Boris, ex programmatore informatico, adesso impugna un kalashnikov col volto coperto da un passamontagna; Iana, eletta tra le donne più belle d’Ucraina, è ora volontaria nei quartieri più pericolosi di Donetsk.

Dopo lunghi interrogatori al confine e la sensazione di irrealtà del primo ingresso in territorio bellico tra quartieri bombardati e la vita dei bambini negli scantinati, percorrendo le terre del bacino del Donec, Sara Reginella incontrerà i comandanti della brigata “Fantasma” e combattenti come Igor, sopravvissuto alla strage del 2 maggio 2014 a Odessa, quando ha visto morire i suoi compagni nel rogo.

Ultima tappa di questa testimonianza sul campo, la spettrale colonia penale di Chernukhino, devastata dall’artiglieria, dove Sara incontra “Starij – l’anziano” che da ex prigioniero è passato al ruolo di recluso volontario. Il suo congedo sarà l’incontro in un sottopassaggio ferroviario con il “Maestro”: un uomo che vive e dipinge per strada e testimonia la guerra attraverso disegni di Ufo, bombardamenti, alberi magici, uomini neri e dorati, in un racconto in cui frammenti di sé e del nostro tempo si uniscono in un’unica realtà fantastica, consacrata da una lucida follia.

Al rientro in Italia Sara Reginella sceglie la via dell’impegno attivo per contribuire a svelare una guerra tutt’ora in corso che rischia di essere ignorata, e realizza un documentario, Start Up a War. Psicologia di un conflitto, che ha vinto premi in festival internazionali.

Qui il trailer del documentario https://www.youtube.com/watch?v=hWyoSV0HgPo

E di seguito il servizio del Tg3 Marche 

https://www.facebook.com/SaraSanSanSan/videos/2612440972174562/